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02 agosto 2006
La giornata è piena di un sole disperato. Ti si attacca alla pelle, all'aria che respiri, alle mani piene di sabbia e del salato del mare. Il sole disperato di un giorno d'agosto, che non fa differenza quando sei in vacanza se è pure sabato. O magari no, perchè ci sono i tuoi genitori che sono venuti a trovarti, come tutti i fine settimana. Nessuno li chiamava ancora weekend. Sono lì, a bere qualcosa al bar, tua mamma e tuo babbo. Bionda e pelle chiara lei, scuro come un pezzo di mogano lui. tua nonna è a casa, invece. Appena dopo il sottopassaggio, a preparare il pranzo. E ci sei anche tu, appena fuori dalla tenda. La prima a destra, seconda fila a partire dall'alto, zona 78, in fondo a viale Ceccarini. Riccione. Sei lì che fai qualcosa con la sabbia. Una buca, un gioco, una cazzata qualunque. Poi ti alzi in piedi. Senza un motivo, perchè le coincidenze esistono. E guardi avanti. Oltre le tue mani aperte, oltre il muretto che delimita la sabbia, oltre lo spiazzo circolare dove adesso hanno montato un palco, oltre le macchine che passano sul lungomare. Fino all'altro lato della strada. A tua nonna che non dovrebbe essere lì. A tua nonna, capelli raccolti in una molletta, che attraversa la strada quasi di corsa, con il grembiule a fiori che porta in cucina, le ciabatte ai piedi, qualcosa di indefinito a strapparle lo sguardo. Lo capisci solo quando te la trovi lì, che sta piangendo. Lo capisci solo quando tua mamma e tuo babbo la fanno sedere e cercano di lasciarla parlare. Lo capisci solo lì che è successo qualcosa di enorme, di troppo grande. Qualcosa che non basta un buco grande venti metri a contenere. È scoppiata la stazione, dice tua nonna. Dicono che è stata una bomba.
2 agosto 1980
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28 luglio 2006
È, non è
Non vi ho votato per approvare un indulto che contenga il voto di scambio o i reati finanziari e quelli contro la pubblica amministrazione. Non vi ho votato perchè chiunque si alzi e decida di votare come gli pare sulle missioni all'estero. Perchè è giusto avere come punto di riferimento la propria coscienza. ma anche e soprattutto, chi ti ha dato il voto. Non vi ho votato per esternare a cazzo qualsiasi cosa vi venga in mente. Non vi ho votato per avere la possibilità di pensare (anche una sola volta) ha ragione Casini. O, peggio, ha ragione Schifani.
Vi ho votato, per esempio, per andarmene dall'Afghanistan e non sentirmi attaccato con le mani e la lingua a qualsiasi cosa decida e pensi (parolona) mistergiorgdabliù. Per tenere duro sul decreto Bersani. Per avere una scuola che insegni, che sia uguale per tutti, che non sia confessionale, che prepari un futuro. Perchè ci sia una politica finanziaria equa, efficace e redistributiva. Perchè due cari amici (e altri come loro) non siano costretti ad andare a certificare davanti a un notaio che si amano. Vi ho votato perchè vi chiudiate in una stanza, vi scanniate come vi pare, ma prendiate una decisione comune. Sempre.
Una signora, durante la campagna elettorale, disse a Castagnetti. "tenete in tasca una fotografia di berlusconi. Quando vi viene voglia di litigare, la tirate fuori e la mettete sul tavolo." Vedete di ricordarvelo, che è meglio.
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26 luglio 2006
Il gattopardo
Dopo la sentenza di ieri sera, la sensazione è la stessa che ti rimane dopo aver mangiato da schifo in un ristorante che prometteva leccornie. Mancano soltanto i crampi allo stomaco a posteriori, ma non è detto che tardino ad arrivare. Paga solo la Juve e alla fine diventa quasi giustificato il vittimismo dei suoi tifosi e di una parte della sua nuova dirigenza. A fare il capro espiatorio è ovvio che non ci sta nessuno. Ed è anche giusto. Paga la Juve per le colpe del gatto e della volpe, Moggi e Giraudo, che a leggere questa sentenza sembrano gli unici due cattivi del calcio italiano. Ucciso il re, tutti vissero felici e contenti. Non è esattamente così che funziona. Paga la Juve e si salva il Milan. Poveroni. Meani in fondo era un cuoco assunto come co.co.co., non un dirigente. Immagino che la paga del suo contratto temporaneo la versasse qualche ristorante del centro e non via Turati. Immagino anche che quando parlava con arbitri e guardalinee lo facesse per consigliare qualche ricetta da riferire alle consorti.
È tutto talmente ridicolo. A partire dalle giustificazioni.
Non bisogna punire i tifosi. E chi l'ha detto? I tifosi non ne hanno colpa, certo. Però visto che si parla tanto di calcio azienda, dfi società di calcio quotate in borsa (e due di quelle coinvolte lo sono), allora vediamo i tifosi come i consumatori. Perchè di fatto questo sono. Se una società fallisce e fallisce per dolo di chi la gestiva, può capitare che i suoi prodotti non siano più sul mercato. La prima cosa che mi viene da dire è "pazienza". In più, nel nostro bel calcio campione del mondo, i tifosi non ne hanno mai colpa. Nemmeno quando si sprangano di santa ragione con o senza la polizia, nemmeno quando bloccano treni e stazioni, nemmeno quando lo stadio diventa una zona franca in cui il codice penale non entra, nemmeno quando fanno sit in davanti all'agenzia dell'entrate perchè, insomma, a queste benedette squadre di calcio vogliamo pure fargli pagare l'Irpef?
Non bisogna punire le società. In fondo - soprattutto nel caso della Juve - il cambio di corso c'è stato subito. La dirigenza si è affrettata a scaricare i due cattivoni, ha cambiato tutto il cambiabile, è un patrimonio del calcio italiano e mondiale. Tutto vero. Ma da che mondo e mondo quando i maggiori dirigenti di una società (quotata per di più, lo ripeto) si comportano in maniera da essere perseguiti penalmente, la società paga per la loro condotta. Paga in termini di mercato e in termini di dirigenza. Paga penalmente e paga salato. Il caso Enron insegna. Poi, se ritiene, si rifa sui cattivoni facendo a sua volta causa. Funziona dappertutto, ma per il calcio no.
Le società di calcio sono aziende o non lo sono, a seconda della comodità.
Poi ci sono i soldi. Quelli veri. E qui arriva il Milan. Molti sanno che sono milanista e sanno anche che non ho grande simpatia per il nostro ex presidente del consiglio. Premesso questo, sono perfettamente d'accordo con chi dice che il vero centro di potere sta in via Turati. Ma non solo, aggiungo. Sta anche in lega calcio. Dove Galliani non l'hanno messo con un colpo di stato.
È ovvio che se uno dei maggiori manager televisivi italiani, pappa e ciccia con il capo del governo (e proprietario dell'unico network privato d'Italia) viene messo in quel ruolo, è eletto per fare in modo che la torta della televisione sia spartita e gestita in modo giusto. Ed è altrettanto ovvio che se qualcosa succede nel mondo del calcio, e succede in questo modo, chi dirige quel mondo ne è a conoscenza. Le telefonate di Galliani con Meani sono piuttosto esplicite. E pure quelle di Carraro. Invece no. Carraro si becca una multa e ne esce (come sempre) pulito come un neonato. Mazzini, il vice, ne prende invece 5. Ossia Carraro non sapeva nulla di quello che faceva il suo immediato sottoposto. Colpevole comunque, direi. O per dolo o per stupidità. Galliani invece si fa solo 9 mesi. Tra un po' ce li ritroviamo entrambi da qualche parte di sicuro.
In più si stabilisce il precendete pericolosissimo per cui se chi commette l'illevito non è un dipendente diretto (Meani, appunto), la società viene depenalizzata. Facile prevedere che dall'anno prossimo i contratti temporanei fioccheranno. Mentre il Milan si fa tranquillamente la sua bella cempionslig.
Un pasticcio. Uno schifo da voltastomaco. È palese che si è salvaguardato l'interesse. Quello delle televisioni di avere una serie A appetibile. Quello delle squadre di poter competere a livello internazionale. Quello dei diretti interessati di poter continuare a fare quello che vogliono. Non si è tutelato invece l'interesse della chiarezza e della trasparenza. C'erano gli illeciti? Allora le pene sono ridicole. Non c'erano? Allora sono assurde e abbiamo parlato di niente. Però, in ogni modo, si dovrà capire perchè era normale che tutti parlassero con tutti e di tutto. Che si chiedessero e si ricevessero favori. Che il rapporto fosse molto simile a quello di chi organizza associazioni illecite.
Era un'occasione per fare pulizia. Invece si è trovato un colpevole (che c'era, ma non era l'unico), si sono più o meno assolti tutti gli altri e si è fatto finta di non vedere tutto il resto. O davvero vogliamo pensare che nessuno sapesse nulla? Nemmeno i dirigenti che lavoravano a stretto contatto con i condannati? Allenatori, direttori sportivi? Nessuno? Era un'occasione per fare pulizia e invece si è dimostrata l'ennesima puntata ridicola di uno strano commissariamento partito bene (con la nomina di Borrelli) e poi finito con una forte sensazione di dilettantismo (la nomina di Casiraghi è un esempio lampante). Ora ci sono da riscrivere le regole. Il problema vero. Ma anche no.
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24 luglio 2006
Oplà
Prendo un lungo respiro e rimetto la testa fuori dall'acqua. Spero sia sufficiente per riuscire a respirare, almeno per un po'. Intanto sono successe un bel po' di cose, qui dentro e anche fuori. E altre ne stanno succedendo. Però - forse e toccandosi adeguatamente i maroni - il marasma è alle spalle. Intanto siamo diventati campioni del mondo, ho letto (e riletto) due libri splendidi, il romanzo nuovo è finito, un altro sta riempiendo montagne di carta e di ricerche, un racconto è partito destinazione liguria, venerdì sera ho taffiato montagne di crescentine sfiorando col maggiolo l'ignoto del ponte di Palazzo De' Rossi, l'estate è arrivata, fa caldo (e godo) e mi sembra di poter finalmente tirare avanti senza fiatone. E con un po' d'aria in più da mettere nei polmoni.
A volte questo posto mi pesa. Però, alla fine, quando non ci passo almeno ogni tanto, finisce per mancarmi.
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22 aprile 2006
Pasqua e dintorni
Dov'è finito il rispetto, mi chiede un amico per sms. E non me la sento di dargli torto. Specie dopo oggi, dopo i comportamenti spinti all'estremo che ho dovuto ascoltare. Che non voglio più ascoltare, che non ascolterò. Dov'è finito il rispetto, penso anch'io. E mi vengono in mente troppe cose per far finta di non sentirle. Cose mie, cose sue. Troppe parole, troppi sguardi. Troppe palate di letame tirate a galla solo perchè è più facile. Solo perchè è liberatorio scaricare su altri la propria merda, anzichè tenerla in cantina, al buio.
Il sintomo è la manifestazione di una malattia, ti ho detto al telefono. Adesso che sono passate ore, il primo pensiero che ho è che non voglio nemmeno i sintomi. Perchè ho la sensazione (e in parte anche la prova) che siano troppo forti per la fragilità della mia maschera di pan di spagna. Mi sono sbagliato, si dice così.
E poi fuori è caldo, è primavera, è festa. Il romanzo nuovo è finito. C'è il sole. C'era il sole anche a Milano, sì. C'era il sole nelle cazzate che raccontavo, divertendomi. Nella faccia della gente. C'era il sole nei gesti, nelle parole, nei sorrisi. Nell'ovale minuscolo di un bambino peruviano, grande come le mie mani giunte.
E alla fine è tutto quello che voglio, il sole. Non lo voglio a tutti i costi, però. Perchè voglio che sia mio e che sia sole, davvero. Niente lampade. Niente neon. Niente trucco di scena appoggiato su un fondale di cartapesta per nascondere l'ombra. Niente che faccia male gratuitamente.
Un po' di primavera, magari. E lo dico senza tristezza.
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14 aprile 2006
Ricordi a galla, con una canzone
Hey lady, you lady/ cursing at your life/ You're a discontented mother/ and a regimented wife/ I've no doubt you dream about/ the things you'll never do/ But, I wish someone had talked to me/ like I wanna talk to you. Ooh I've been to Georgia and California/ and, anywhere I could run/ I took the hand of a preacher man/ and we made love in the sun/ but I ran out of places/ and friendly faces/ because I had to be free/ I've been to paradise/ but I've never been to me. Please lady, please, lady/ don't just walk away/ 'cause I have this need to tell you/ why I'm all alone today/ I can see so much of me/ still living in your eyes/ won't you share a part/ of a weary heart/ that has lived million lies. Ooh I've been to Nice and the Isle of Greece/ while I've sipped champagne on a yacht/ I've moved like Harlow in Monte Carlo/ and showed 'em what I've got/ I've been undressed by kings/ and I've seen some things/ that a woman ain't supposed to see./ I've been to paradise,/ but I've never been to me. Hey, you know what paradise is? It's a lie. A fantasy we create about people and places as we'd like them to be. But you know what truth is? it's that little baby you're holding it's that man you fought with this morning the same one you're going to make love with tonight that's truth, that's love. Sometimes I've been to crying for unborn children/ that might have made me complete/ but I.....I took the sweet life/ I never knew/ I'd be bitter from the sweet/ I've spent my life exploring/ the subtle whoring/ that costs too much to be free. hey lady. I've been to paradise...... but I've never been to me...
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12 aprile 2006
Il bacio del giorno dopo
Pareggiare è come baciare tua sorella, diceva quello. E pare ovvio che si riferisse alla mancanza di emozione di un bacio fra consanguinei. Oggi non mi sento nemmeno così. Deluso, credo sia la parola giusta. Ed è pazzesco dirlo dopo aver vinto le elezioni e battuto Berlusconi. Però è esattamente così. Assomiglia alla sensazione provata dopo il referendum sulla procreazione assistita. Assomiglia alla sensazione (ancora peggiore) di sentirmi un po' straniero a casa mia.
Qualche tempo fa (l'ho anche già scritto) Magris sul Corsera sosteneva che uno dei compiti - Il compito - della politica è saper parlare a chi non la pensa come te. Una discussione simile l'ho fatta via mail, ieri, parlando di tutt'altro. In linea di principio sono anche d'accordo. Solo che non riesco a capire come.
E forse è proprio questa l'eredità feroce che il regno - perchè non di governo si è trattato - di SilvioB ci lascia. La distruzione completa del tessuto sociale, la cancellazione progressiva e totale dei valori comuni, di tutto quello che costituisce la base di una società civile e che ha creato l'Italia di oggi.
Un paese in cui nessuno si indigna più di niente. In cui l'illegalità è un vanto che crea emulazione e non rifiuto. In cui il rispetto per i più deboli è stato scavalcato e sostituito dalla sopraffazione, una gara continua in cui chi non riesce a correre abbastanza forte viene abbandonato prima e dimenticato poi. Si è sistematicamente corrotta la struttura portante della nostra vita, mortificata la cultura a favore del più volgare e scadente spirito tamarro. Si è risvegliata la parte più facilona, menefreghista, indifferente, portandola come esempio quotidiano di esistenza a tutti gli altri. E alla fine non è rimasto più niente.
Perchè la parte in cui l'operazione ha attecchito, in cui la mutazione genetica ha fatto effetto ha creato qualcosa che prima non c'era e in cui l'altra parte finisce per non trovare più nulla di riconoscibile.
Esiste una metà d'Italia che ritiene giusto, accettabile e perfino positivo l'insieme di valori portati a spasso dall'esposizione del corpo del capo. Dal delirio messianico in cui chiunque non sia con me è contro di me. Giornali, magistrati, avversari politici, industriali, gente della strada, alleati politici. Dal governo di questi ultimi cinque anni che ha legiferato a colpi di "riforme epocali", mai viste, mai tentate, mai provate. Il gigantismo con cui si è tentato di mascherare il sistematico assestamente degli interessi di parte (sempre una) e il nulla penumatico in cui si stava affogando la vita di un paese che avrebbe solo bisogno di essere normale.
E adesso siamo qui. Con Provenzano (casualmente) arrestato il giorno dopo la chiusura dei seggi. Con la sindrome della Florida che ci salta addosso come un serpente spuntato da un buco. Con gli scatoloni pieni di schede votate che qualcuno ha dimenticato in un angolo facendo le pulizie. Con la nuova esposizione del capo che mette la maschera del moderato per appoggiare di nuovo l'amo in acqua e vedere chi abbocca.
Ogni volta è una pesca proficua. Quando i pesci e il pescatore parlano la stessa lingua, stringere la bocca sull'amo e come incontrare di nuovo un vecchio amico. Che sia lì per mangiarti, in fondo, non è poi così importante.
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11 aprile 2006
Ho il vomito
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06 aprile 2006
Due coglioni ale ale, Due coglioni ale oh oh
"L'atteggiamento di contrasto del terrorismo islamico fino ad oggi tenuto dal centrodestra, rispetto a quello ambiguo e indefinito del centrosinistra, mi fanno pensare che, se oggi fosse attuale la proposta della sinistra di dare il voto agli immigrati, Bin Laden, secondo me, voterebbe per Prodi o per la sua coalizione"
Roberto calderoli (aridaie)
fonte
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Coglione (a chi?) part III
"Mai come in questa occasione c'è stata, da parte della chiesa, un'assoluta chiarezza sui valori non negoziabili a cui i cattolici devono fare riferimento al momento del voto: famiglia, difesa e tutela della vita e radici cristiane, ovvero i tre simboli che la sinistra vuole distruggere. Chi vota a sinistra fa peccato mortale".
Roberto Calderoli.
fonte
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05 aprile 2006
Azzurro
Come una sera lasciata scorrere via perdendo parolacce, pensieri e sorrisi su uno sguardo illuminato di sfuggita dalla luce della tua ennesima sigaretta. Vedremo...
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Coglione è bello, part II
Quando sento queste cose non posso davvero sentirmi (sempre più) un gran coglione.
«Un vicepresidente donna non è una sorpresa. Berlusconi me ne aveva parlato tempo fa. Stefania Prestigiacomo potrebbe degnamente e giustamente adempiere al ruolo di vice premier. Altre donne? Letizia Moratti, Ombretta Colli e Stefania Craxi»
Sandro Bondi, a SkyTG24.
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Salman Rusdhie, Shalimar il clown |
Giorgio Bocca, Noi terroristi |
The Kooks, Naive |
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