09 febbraio 2005




Howard, ci sei ancora?
Howard?


La distanza fra il genio e la follia è sottile come un fazzoletto di carta.
Un po' come la differenza fra un film tecnicamente perfetto, ma che non ti resta dentro.
Come questo.

Mi sono chiesto un sacco di cose uscendo a farmi prendere a cartoni dal gelo.

Cosa avrebbe pensato la vera Kate Hepburn della macchietta da avanspettacolo che ne fa la Blanchett.
Se nella Hollywood degli anni 30-40 fossero tutti dementi o se la scelta di riempire il film di caricature sia di Scorsese.
Se Scorsese stesso riuscirà mai più a fare film magari con meno budget, con meno esposizione di soldi, comparse, mezzi, effetti, ma più veri. Qualcosa che ti resti dentro.
Se fosse obbligatorio sprecare un attore come Ian Holm per trasformarlo in un bambolotto con cui riempire i due o tre momenti comici del film.
Se è sembrato solo a me che la faccina da fanciullo di Leonardo Di Caprio sia troppo giovane per un uomo che per oltre metà del film ha più di quarant'anni e che sembra uno strano Dorian Gray in un mondo di uomini normali.
Se non fosse più interessante vedere il cammino verso la follia di un uomo che arriverà a sequestrarsi dal mondo in una camera d'albergo, piuttosto che il lusso sfrenato e un po' idiota del mondo del cinema americano di quegli anni.
Specie quando a questa follia si finisce per dedicare le parti più smaccatamente riuscite.

Troppi se, forse, per un film che dura tre ore e in cui non ti annoi mai.
Ma che ti lascia la stessa sensazione di certe foto patinate.
Perfette e bellissime da vedere, ma totalmente prive di emozione.

@10:18:00 AM - permalink - 0 commenti


 
 
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