22 aprile 2006


Pasqua e dintorni


Dov'è finito il rispetto, mi chiede un amico per sms. E non me la sento di dargli torto.
Specie dopo oggi, dopo i comportamenti spinti all'estremo che ho dovuto ascoltare.
Che non voglio più ascoltare, che non ascolterò.
Dov'è finito il rispetto, penso anch'io. E mi vengono in mente troppe cose per far finta di non sentirle.
Cose mie, cose sue.
Troppe parole, troppi sguardi. Troppe palate di letame tirate a galla solo perchè è più facile.
Solo perchè è liberatorio scaricare su altri la propria merda, anzichè tenerla in cantina, al buio.

Il sintomo è la manifestazione di una malattia, ti ho detto al telefono.
Adesso che sono passate ore, il primo pensiero che ho è che non voglio nemmeno i sintomi. Perchè ho la sensazione (e in parte anche la prova) che siano troppo forti per la fragilità della mia maschera di pan di spagna.
Mi sono sbagliato, si dice così.

E poi fuori è caldo, è primavera, è festa.
Il romanzo nuovo è finito.
C'è il sole.
C'era il sole anche a Milano, sì. C'era il sole nelle cazzate che raccontavo, divertendomi. Nella faccia della gente.
C'era il sole nei gesti, nelle parole, nei sorrisi. Nell'ovale minuscolo di un bambino peruviano, grande come le mie mani giunte.

E alla fine è tutto quello che voglio, il sole.
Non lo voglio a tutti i costi, però. Perchè voglio che sia mio e che sia sole, davvero.
Niente lampade. Niente neon. Niente trucco di scena appoggiato su un fondale di cartapesta per nascondere l'ombra.
Niente che faccia male gratuitamente.

Un po' di primavera, magari.
E lo dico senza tristezza.

@3:46:00 PM - permalink - 1 commenti


 
 
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