16 febbraio 2006




Marina sorrideva sempre.
È buffo pensarci stasera che è passato del tempo. Buffo perché certe cose le cose che sai ti salgono dentro quando meno te lo aspetti, come un amico che non vedevi da tanto tempo.
Però Marina sorrideva sempre. Sorridevano i suoi occhi oltre che le sue labbra. Sorridevano i suoi gesti nervosi illuminati dalla semplicità di quell’espressione.
Me la ricordo a frammenti, sempre con quella fottuta sigaretta in bocca e il pacchetto pronto, da qualche parte. Me la ricordo in un periodo che non esiste più, a metà strada fra l’infanzia e l’adolescenza, fra “non so che cosa” e “forse vorrei”.
Me la ricordo dopo, nelle domeniche riempite dal sole e dalle bestemmie delle gare a squadre.
Me la ricordo, adesso. Richiamata al presente da un romanzo di Marcela Serrano o da una canzone di George Michael. Da una serata che assomiglia a primavera e non vuole dimenticare l’inverno. Dalla casa in silenzio e dalla musica in testa.
Da qualcosa che ti resta dentro e che fa parte di te.
Forse siamo solo uno stupido mosaico di pezzi staccati. Un tassello dopo l’altro, abbandonati alla rinfusa, da cui ogni tanto la memoria tira fuori un’immagine a caso. Qualcosa che ti ricorda quello che sei stato, che eri, che volevi essere, che sei.
Magari attraverso il ricordo di qualcuno a cui hai voluto bene.
E con cui vorresti parlare, anche solo un secondo, mentre qualcuno da qualche parte tira dritto e rovescio.
Sorridevi sempre, lo sai.
E di quei sorrisi lì ce ne vorrebbero di più.
Per questo ci manchi.
Mi manchi.

@1:23:00 AM - permalink - 0 commenti


 
 
Qui&Ora
Salman Rusdhie, Shalimar il clown
Giorgio Bocca, Noi terroristi
The Kooks, Naive
 
Blog
 
Letto
 
Visto
 
Letto (prima)
 
Visto (prima)
 
 


This page is powered by Blogger. Isn't yours?