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12 dicembre 2004
Ricordati di me più che puoi.
La vita è fatta di piccoli momenti.
Hanno un colore proprio, un profumo proprio. Una forma particolare.
E sono tutti semplici e complicati.
E sono tutti diversi.
E sono tutti apparentemente simili.
Come la sabbia, che in fondo sono solo sassi piccolissimi.
Una spiaggia d’inverno col mare grigio come gli occhi di un gatto.
Come una felpa arancione che vedi da lontano e che ti calamita lo sguardo.
Come una chioma di capelli colorati che chiamano in silenzio.
Sono qui.
Sono qui.
E ricordati di me più che puoi.
Più di quello che la vita ti concede, più di quello che il prossimo momento o il prossimo dolore ti permettono di fare. Oltre la prossima paura di dire qualcosa di sbagliato, di fare qualcosa di sbagliato.
Perché sono io.
E tu mi conosci.
E da qualche parte lo sai.
Mescolami alla tua vita, scappa dentro a un brivido.
Possiamo far piovere in una stanza, se solo lo vogliamo. Possiamo metterci a dormire su un letto colorato davanti al mare. Infilarci in una casa che non conosciamo, ma che diventa nostra e sarà sempre nostra se non la facciamo crollare.
Mescolami alla tua vita, ricordati di me più che puoi.
Ero l’amica di tua madre, quando tu eri piccolo e io non ero nemmeno nata. Ero quella che si è infilata sotto al tavolo con te e che voleva rubarle i vestiti. Ero quella che avevi seduta di fianco, su quella scala. Che ti ha chiesto se potevi prestarle del pollo e te lo ha mangiato in faccia. Senza che tu potessi rispondere.
Sono il pensiero più cattivo che hai fatto e che hai raccontato a qualcuno.
E sono il pensiero più dolce che hai fatto e che non hai mai avuto il coraggio di dire.
Mescolami alla tua vita, non cancellare un ricordo.
Quello della spiaggia con la neve. Della tua faccia che si confonde nel bianco. Del tuo respiro soffocato in un cuscino mentre ti guardo e rido e mi preoccupo e poi rido di nuovo.
Non cancellare un ricordo. Perché sono io anche quello. Sono sempre io.
Non cancellare niente di quello che è stato.
Nemmeno le schegge di legno infilate a sangue dentro la carne della tua memoria. Nemmeno la paura di dirmi quello che nascondi dentro e che forse solo il tuo diario conosce. O la paura di perderti e di perdere noi e quello che siamo.
Nemmeno la noia, nemmeno il dolore.
O la porta che mi sono sbattuta dietro, dopo che le tue parole hanno cancellato i miei colori come un sacco sgonfio.
Non buttare via niente.
Non lasciar andare via niente.
Siamo noi, quello.
Apri gli occhi.
Apri gli occhi.
Apri gli occhi.
E guarda.
Forse puoi cancellare i ricordi, fare a pezzi ogni istante tritandolo nel frullatore, cancellare ogni momento, ogni secondo, ogni frase detta o sussurrata, ogni piccolo angolo di strada.
Puoi buttarli via come un foglio che strappi da un diario, ma non riesci a cancellare quello che sei. E i sentimenti che provi.
E quando tornano fuori, scopri anche senza saperlo che sono esattamente quelli che sono sempre stati.
Non sono spariti, non sono cambiati.
Ed è lì, allora, che sei irrimediabilmente fottuto.
Eternal sunshine of a spotless mind di Michel Gondry
Con Jim Carrey, Kate Winslet, Kirsten Dunst, Mark Ruffalo, Elijah Wood, Tom Wilkinson
Sceneggiatura di Charlie Kaufman, Miche Gondry, Pierre Bismuth
Fotografia di Ellen Kuras
Montaggio di Valdís Óskarsdóttir
Musica Jon Brion, James Warren, Charles-Auguste de Beriot
Scenografia di Dan Leigh
Prodotto da Anthony Bregman, Steve Golin
2004
108'
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Salman Rusdhie, Shalimar il clown |
Giorgio Bocca, Noi terroristi |
The Kooks, Naive |
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