03 dicembre 2004




All’inizio è così. Poi, però, passa.


La speranza è una camminata al rallentatore e un sorriso che ti sfiora piano il viso.
A volte, con i film, succede come con i libri. Qualcuno ne legge uno e lo racconta a un amico. Che lo racconta a un amico che lo racconta a un amico. E un giorno ti finisce in mano.
Sarebbe bello che succedesse anche a Maria full of grace.
Non lo racconti un film così. Bisogna vederlo.
Perché anche dire che la protagonista è semplicemente splendida in ogni senso, non basta. E nemmeno spiegare che quando una storia funziona, quando riesci a seguirla e a sentirti dentro quello che succede, allora un film è proprio riuscito.
Devi sentirtela sugli occhi, quella storia. E dentro, da qualche parte.
Perché esci pieno di speranza, da un film così.
Pieno del sorriso della protagonista che non esplode mai, ma che le resta sempre attaccato agli occhi.
Pieno della sua voglia di lottare, di cambiare, di avere qualcosa che sia davvero suo.
Pieno di una storia semplice come le storie vere.
Come le ragazze e le donne che assomigliano a Maria. Quelle che fanno, mentre gli uomini scappano o ordinano.
O come la vita, che continua a succedere tutti i giorni.
E in cui forse della grazia di Maria - nel senso non religioso del termine – ci sarebbe bisogno davvero.

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