24 aprile 2003




Su D+ Ricette d’amore.
Mi incollo allo schermo come un babbuino davanti a un negozio di banane per un film che sento molto mio. E per mille motivi.
Penso a Castellitto e alla sua faccia buffa e beffarda e al suo modo di prendere la vita un po’ alla leggera – alla carlona diceva mia nonna -, ma con la consapevolezza che le faccende serie vanno affrontate. E affrontate in un certo modo. Con una certa dolce, tenera , sincera e decisa serietà.
Di ricette d’amore ricordo il cinema minuscolo, il pallolissimo documentario su Lisbona che sapeva di settimana Incom – ma te eri stata dappertutto, che rabbia :=) – e la sensazione che ho avuto guardandolo.
Cazzo, io sono così. Ho pensato. Anzi, correggo. Io sono così con te. Perché te sei un po’ come la crucca del film, come un avocado o un mango, che per spaccare la guscia ce ne vuole, ma dentro poi le cose sono molto diverse.
E io sono uno che può cominciare benissimo la giornata con una canzone o una cazzata a uso e consumo del suo pubblico o della sua Lettrice, ma dentro potrebbe stare in qualunque modo. La vita è fatta di priorità, dice il signor Magnum Algida e anch’io sono fatto di priorità. Anche il cuoco italiano del film è fatto di priorità. E per lui, come per me, la priorità viene da fuori di sé. Perché quella priorità, che passa dal fare un piatto di spaghi al sugo a una bimba che dorme su un lavello, al prendere la macchina e partire avendo per meta un sogno, al tacere e prendere anche brusco perché in quel momento va bene così, beh, quella priorità serve a farti essere la persona che sei. Serve a far dire sono quello che sono. Forse un pagliaccio, forse un clown. Ma senza maschera. Uno che ride e scherza, ma non cade e su cui puoi appoggiare anche un ponte levatoio che tanto resta in piedi.
Ho sempre pensato che sono le persone che sembrano in realtà più fragili a nascondere le risorse che non trovi da nessuna parte. Un po’ come dice la Hart nel danno. Chi lo ha subito è pericoloso, perché sa che può sopravvivere. Con la fragilità funziona uguale. Se sai quanto sia difficile stare in piedi allora sei anche capace di capire quanto sia difficile per qualcun altro. E aiutarlo a camminare quando tutto si sposta.
Lo fa Castellitto nel film con la ragazza tedesca. Lui che sembra così fragile nella sua folle e clownesca vita. Lei che sembra così rigorosa e rigida nella sua fragilissima insicurezza.
Perché ci sono molti modi per nascondere al mondo che sei sempre sul punto di sgretolarti e ognuno usa il suo, come il mimetismo degli animali.
Può far finta che la pelle sia di marmo e far credere che non ti spezzeresti nemmeno con un martello pneumatico.
Oppure fare rumore e diventare buffo fino al punto di rischiare che il mondo ti consideri un folle.
Tu lo sai che io sono come lui.
Tu lo sai che con te sono come lui. Colori che nascondono le mie ombre. Colori che ci sono e che sono forti e teneri e duri.
E che adesso toccano la tua sera e le tue mani.
So che quel film te lo ricordi anche tu.

@12:41:00 AM - permalink - 0 commenti


 
 
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