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17 aprile 2003
Sto leggendo Io uccido. Per uno che scrive le cose che scrivo io leggere una storia come quella è un dovere oltre che un piacere. In questo caso è anche una curiosità a cui ho resistito per un sacco di tempo.
Stanno venendo fuori un sacco di scrittori di gialli, polizieschi, noir in Italia. Sono abbastanza difficili da catalogare e in genere odio catalogare i generi letterari. Per come vedo le cose io i libri si dividono in belli e brutti e la divisione noir, poliziesco, thriller o tutte le sottocategorie che stanno dentro la grande famiglia del gialli mi sembra piuttosto inutile.
Non so dove sta Faletti. Forse non in un libro italiano. Assomiglia un po' a quei gialli tutti uguali che arrivano dagli Stati Uniti. Però ha qualcosa in più. Credo che sia la sincerità.
E leggendo Faletti e Carlotto e Lucarelli - Almost blue resta il mio preferito in assoluto - e Fois e Baldini e tanti altri, mi viene da pensare che in fondo a tutto c'è una strana vena di tristezza e di malinconia. Come se scrivere storie di mistero fosse l'esplosione necessaria ad affrontare la propria vita e la propria tristezza.
Un mio amico che ho molto invidiato ha avuto la fortuna di conoscere Stephen King. E pare che funzioni anche per lui.
Non so. Sono cose che trapelano nei personaggi e nelle descrizioni del mondo, qualcosa che viene fuori, che scivola, che cola, come un pensiero lontano che però c'è, resta a fare da sottofondo.
Scrivere, in fondo, è l'occupazione più solitaria del mondo.
Come inventare e non c'è niente di più bello che inventare in due, guardandosi in faccia o lasciando che le voci si guardino in faccia.
Scrivere fa terribilmente male in fondo alle pareti del cuore, ma è anche la cura migliore che conosca. Perchè ti aiuta a conoscere come sei fatto, come sei fatto dentro, davvero.
E scrivere da soli non si può. Perchè assomiglia a vivere.
Ci vuole una voce, una voce preferita, un lettore o, nel mio caso, una Lettrice che è anche Autrice.
Autrice delle mie mani che battono sui tasti in questo posto. E Autrice di questo posto.
E adesso che fa un po' più buio è a te che mando queste lettere.
A te che conosci tutte le mie storie.
E che leggendole sono sicuro che riconosci te e i tuoi pensieri.
E' primavera.
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Salman Rusdhie, Shalimar il clown |
Giorgio Bocca, Noi terroristi |
The Kooks, Naive |
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