29 aprile 2003




Penso.
Penso che vorrei saper fare surf sulla schiena dei sogni, per sapre se c’è una spiaggia in cui diventano sabbia e sole.
Penso che vorrei saper contare le gocce di pioggia che cadono e capire perché sono tutte diverse.
Penso che in un solo preciso momento, oggi, ho capito che potrebbe davvero tornare estate. E ho sorriso.
Penso che vorrei un gatto a girare per casa, ma che significherebbe lo sfratto di mia mamma, di mio padre e quindi, in conclusione il mio. E quindi devo adeguarmi a invidiare il tuo.
Penso che forse dovrei essere diverso e debordare meno e essere più normale e più prevedibile e più qualcos’altro che adesso mica mi viene.
Penso che le nonne che ci sono a Bologna e che sanno fare la sfoglia così non ci sono mica da un’altra parte.
Penso che il tuo sguardo delle volte è come la spiaggia in estate alle otto di sera, con quella luce lì e gli utlimi due bimbi che giocano a ping pong mentre la mamma raccoglie il telo e le formine.
Penso che vorrei saper vedere cosa nascondi fra le dita dei pensieri e vorrei poter aprire quelle dita e assaggiarle per sentire cos’hai mangiato con le mani.
Penso che ho bisogno di un etto e mezzo di crudo da divorare dal cartoccio, ma in frigo ho solo delle olive snocciolate. Che non sono la stessa cosa.
Penso che ci sarà sempre una storia da raccontare nella mia testa e spero che tu la vorrai sempre sentire.
Penso che delle volte le cagate di M. mi fanno il solletico sotto i piedi del cuore. E non resisto al solletico.
Penso che stasera mi metterò a leggere e smetterò quando mi esploderanno i pensieri.
Penso che tu stia già dormendo e visto che leggerai qui quando invece sarai sveglia ti dico che adesso, mentre scrivo, ho pensato che stessi russando. È un po’ contorto, ma magari so è capito.
Penso che sto bene, ma non proprio sempre sempre. Solo certe volte e con certe angolazioni dell’inquadratura.
Penso che Bologna è ancora un gran bel posto per sparare cazzate, per piangere, per ridere, per scrivere, per pensare a passarti una mano intorno alle spalle e quindi alla fine per vivere.
Penso che è tardi. Ma delle volte è troppo presto.
Penso che ti penso. E magari se stai in silenzio un attimo riesci a sentirlo pure tu.
Dentro.

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