20 aprile 2003




Cazzo, succedono cose stranissime.
Stamattina ho acceso la radio. L’ho fatto per caso, di solito a quell’ora non capita mai. E ho sentito questa.
I go out most nights Attracted by the lights Listen to the jazz in Harry's Bar And I know it won't be long Before they play that song Do you know how wonderful you are It's a sentimental sound Make me wanna fool around With somebody who is wishing on a star I'll pull my hat down low Go up and say hello Do you know how wonderful you are Oh we struggle with the art of conversation And there'll be those for whom this song has no appeal But I know it works for me And I'm sure you will agree That it illustrates exactly how I feel Things can happen fast Some things are built to last I've seen it all go down in Harry's Bar Though we've only just begun This sure will run and run Do you know how wonderful you are I've always struggled with the art of conversation And there'll be those for whom this song has no appeal But I know it works for me And I'm sure you will agree That it illustrates exactly how I feel Things can happen fast Some things are built to last I've seen it all go down in Harry's Bar Though we've only just begun This sure will run and run Do you know how wonderful you are
Beh io questa canzone la adoro e mi è venuto in mente quando circa un anno fa, proprio di questi tempi, l’ho sentita cantare al telefono. Erano belli quei sussurri, fra una goccia del tempo che passa e un pensiero detto e poi ritirato. Erano belli.
Poi, subito dopo la fine della canzone, una telefonata di auguri di pasqua di un amico, uno che passa da queste bande in silenzio come fanno in molti e che mi ha detto hai la strana capacità di rimanere incollato alle tue emozioni e di saperle raccontare. Io ero alla finestra e fuori cercavo di capire che tempo avrebbe finalmente fatto e sono rimasto lì, appeso col mento un po’ scosso a sentire quella frase che mi rimbombava in testa. Grazie F.
Il collegamento con le proprie emozioni è spesso un cortocircuito, qualcosa che ti porta a stare attaccato a parti di te che vorresti seppellire e a parti di te che vorresti raccontare in modo uguale, senza poter scegliere. E spesso è qualcosa che fa stare profondamente male o profondamente bene, senza vie di mezzo.
È qualcosa che assomiglia a quella canzone e che ho collegato in modo stretto a quella canzone. Molto stretto. Quella canzone lì ha un legame molto stretto con quello che sono veramente e che sento dentro. Con quello che mi manca e con quello che ho. Con le mie parole e il mio modo di stare al mondo che non ho mai nascosto che sia strano, ma così è, che volete che vi dica?
Non ho occhi da gatto o da micio. Però I miei non sono male e sono la cosa che mi piace di più di me. Forse l’unica insieme a un fisico da ex atleta che insomma non si butta via. Ma soprattutto sono capace di guardare dentro di me e delle persone che amo. Di esserci per loro come sento di doverci essere, con tutto quello che ho da dare e delle volte anche di più. Di capire, di sopportare, di sentire, di tacere, di prendere per mano e aiutare a camminare, di sussurrare nelle orecchie e di urlare in faccia.
Tutto quello che sono. Tutto quello che le mie mani aperte sanno trattenere e tenere. Tutto quello che I miei occhi oggi troppo verdi sanno vedere e guardare.
Mi piacciono I miei occhi oggi.
E con quegli occhi guardo te.
Fuori è una strana giornata. Cerco i tuoi pensieri, sottili come una carezza, la carezza sul viso che voglio darti, adesso, mentre divori qualcosa – qualunque cosa – triturando la vita con I tuoi occhi socchiusi.
Buona pasqua.
Buona pasqua voce da nave pirata, da linea notturna, da fruscio di pensieri con cui scambiarsi qualcosa senza accorgersene, senza saperlo, solo sentendo che c’è.

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