13 novembre 2002




Qualcuno dice che siamo nel cybermondo e io che odio le definizioni, gli stereotipi, le categorie predefinite, sento un po’ i coglioni girare. E come sempre arriva il cinema a farci un po’ riflettere. Come sempre alla fine arriva il cinema a farci aprire gli occhi, che anche nel mondo di oggi si riesce a fare qualcosa che aiuti i neuroni a riflettere e a pensare.
E così c’è un uomo che riesce a trovare qualcosa di nuovo, di interessante, di speciale da dire. E che lo mescola sotto una forma sufficientemente spettacolare per poter essere raggiunta.
Questo tipo, che si chiama Andrew Niccol, ha scritto la sceneggaitura di the truman show e diretto un meraviglioso film sulla manipolazione genetica e la paura del diverso, la ricerca inutile della perfezione che si intitolava Gattaca. E ora siamo alla terza puntata. Ed è qui che arriva la storia del mondo virtuale. Il nuovo film di Niccol che esce domani dalle nostre bande si chiama S1m0ne, proprio così, coi numeri. Il bombardamento mediatico è già iniziato, tra tg, giornali, trailers e roba simile e quindi evito i particolari. In un momento in cui il cinema crea mondi spettacolari, ma molto spesso freddi – penso ad esempio ai due prequel di Star wars - pensare a un’attrice virtuale, con tutto quello che vuol dire è coraggioso.

Personalmente continuo a pensare che la realtà sia meglio, più genuina. Che la magia sta nelle cose vere, in un’abbraccio e in un sorriso, in qualcosa di carne, che profuma o puzza, ma che esiste.
Penso che sia ancora quello che ci circonda che conta. Anche se guardando fuori vedo solo nebbia e un grigino diffuso che fa molto bassa padana, ma proprio bassa. E preferisco qualche difetto reale a una perfezione fasulla. Preferisco un attore che sbaglia una battuta a una creatura di pixel, come preferisco sentire una voce, guardare un volto, tenere una mano.
Si sente se dietro c’è del sangue. Si sente perché pulsa.

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