07 novembre 2002




Lo ammetto, a volte sono stordito. Così quando Fiorello faceva l’imitazione di la Russa non avevo capito che il figlio del parlamentare si chiamava davvero Geronimo. Chissà se in onore del capo indiano o del grido di battaglia dei marines. Non contento, al suo secondogenito, che ha un primo nome normale, ha affibbiato come nominativo il nome di una tribuù, Apache. Evidentemente gli indiani da quelle parti riscuotono un grande successo. Forse vivono in un grande tepee. E altrettanto evidentemente i politici hanno una fantasia piuttosto bizzarra nel massacrare i propri figli con nome terrificanti, se pensiamo che il figlio del caro Bossi si chiama Eridanio. Come il fratello maschio deello zucchero. O un’antica divinità, decidete voi da dove l’ha preso.
Ma le perla delle perle le trovo su un servizio che il venerdì della settimana scorsa – il giornale, non il giorno della settimana eh? – dedicava ai nomi bizzarri che per motivi politici o no venivano assegnati ai malcapitati procreati.
Un chimico ha chiamato la figlia Formaldeide.
La defunta moglie di Cuccia si chiamava Idea Socialista.
Non riesco a non farmi venire in mente una battuta geniale di Amarcord, quando il barbiere raccontando di essere l’ultimo di 13 fratelli e aggiungendo che i genitori si erano stufati di sfornare pargoli, conclude dicendo di chiamarsi Definitivo.
A volte però il reale supera l’immaginario.
E allora un signore di Forlì ha deciso di chiamare i sui tre figli Rivo, Luzio e Nario.
Meriterebbe un Nobel. Per la Pace, naturalmente.

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