20 novembre 2002




Certe cose succedono solo nello sport.
Stasera dal primo minuto in nazionale una delle due fasce sarà sotto il presidio di Carletto Nasone Nervo. E sono molto ma molto contento.
Sono contento perché in un mondo come quello del calcio che vive di veline, di cazzotti piovuti dagli spalti, di Sensi che da del deficiente a Galliani che sorride – stesso chirurgo di SB? -, di sorteggi integrali o pilotati, di arbitri e guardalinne e di roba così, l’esordio in nazionale di Carlo Nervo è una roba che nemmeno Cerentola arriva a tanto.
Nervo è l’ultimo superstite del Bologna che giocava nel lontano 1995 il derby col Crevalcore. Che è un po’ come se il Milan giocasse con l’Assago. A quei tempi il buon carletto caracollava già sulla fascia, appena arrivato dal Mantova insieme a un tale Marsan. Ed era Marsan quello buono. Qualcuno sa che fine ha fatto?
E la storia di Nervo a Bologna è epica, quasi da Guerra e Pace. Lui smollato dalla morosa e tristissimo, che non arrivava più al cross che rincorrendo il terzino degli altri sembrava inseguire qualcosa che in quel periodo gli sfuggiva sempre. Come il trzino. Lui per cui ci fu una specie di appello alla suddetta ‘mbrousa perché tornasse sui suoi passi e restituisse al poverone l’andatura a naso in fuori che conoscevamo bene.
Lui poi che recuperato l’amore veniva controllato dal guardiacaccia Ulivieri. Famosissima la battuta secondo cui i destini del Bologna dipendevano da quante ne faceva Nervo al sabato sera. Di cosa, vi prego, non me lo chiedete.
Lui che perennemente a dieta venne boccheggiato in un autogrill a sbranarsi una Rustichella e ferocemente divorato dallo stesso implacabile Ulli. Ulli che poi regolarmente lo mandava in campo a remare su e giù per il campo e a uscire a una decina dalla fine quasi rantolante trasportato sulle mani.
Perché quegli anni lì erano gli anni di Baggio e in quegli anni sono sicuro che il buon carlo sia stato messo in un polmone d’acciaio tutti i lunedì per uscire fuori solo la domenica alle 14 e 59. Perché là davanti, fra il Codino scrittore, Kolyvanov e la quercia secolare di Andersson non tornava mic nessuno. E lui invece correva come un tedesco dell’est che ha appena scavalcato il muro, correva dietro a tutti e spesso non ce la faceva nemmo a fare la doccia. Il buon Carlo Nervo che quando era girata la notizia del ritorno del baggino deve avere avuto uno smalvino al solo pensiero.
E oggi in nazionale. Oggi quando alerà la testa e il naso per crossare, in mezzo non ci sarà Julio Bradipo Cruz, ma Bobo Vieri. Oggi quando darà via la palla nel mezzo, probabilmente la rifilerà a Del Piero.
Che con tutto il rispetto, l’è un ater quel.
E spero proprio che la sua carrozza di cristallo, al 90, non ritorni ad essere una zucca. Perché continuo a preferire il suo naso a punta e l’occhio un strano al pizzetto e al fascino latino di Zambrotta.
Questione di stile.

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