11 giugno 2002




Mi pace l'odore della pioggia. Quello che si sente ancora adesso nell'aria. Non mi piace la pioggia, intendiamoci, però l'odore sì.
È una sensazione di vivo. Molto più dell'erba tagliata. La pioggia, quella che si è rovesciata orrendamente su Bologna poco fa. E nemmeno su tutta Bologna, solo su una parte, a quanto pare. Gocce solide, non vapore. Secchiate di quelle pese, che hanno lasciato pozze scure sull'asfalto e nuvole grigio fumo a chiazze nel cielo.
A volte le nuvole arrivano. A volte rabbuiano. Siamo un cielo in cui non splende sempre il sole. Oggi pomeriggio, però, da me faceva caldo, faceva caldo anche dopo le 6, mentre fuori diluviava, che oggi ha fatto solo caldo. Ho fatto un lavoro bestia, ma non noioso, sentendomi un po' un Houdini delle stringhe e dei record, facendo apparire e scomparire campi e form in un baillame di informazioni. Ho fatto una specie di premonizione, una sorta di sensazione che sento dentro e che non volevo mettere in una busta di ceralacca. Ho tenuto sulle ginocchia quasi tutto il pomeriggio un gatto ciccione che volve poltrire a contatto delle mie gambe, voleva sentirsi coccolato e vivo mentre gubbiava orrendamente. Ma i gatti russano? Boh. Ho osservato le evoluzioni stile aeroplanino di carta nella bufera del passero Cipì che tenta inutilmente di restare a galla nell'aere. E poi, dopo il mio giretto di prammatica, sono tornato a casa, ascoltando nell'ordine Fossati, Bowie e Ron. E mentre il Duca cantava che questa non è l'America e Pat Metheny suonava, mentre Fossati diceva che abbiamo nella testa un maledetto muro, io pensavo a un sorriso e a un teporeche avevi nella voce al telefono, oggi pomeriggio. Che non è ancora il tuo tepore, ma ci assomiglia, si cominciano a sentire filtrare un po' di raggi, qualche lieve bruciante fiammata, come attraverso le nuvole che hanno scaricato acqua sui tetto e le torri di questa strana città. E così, mentre guardavo l'arcobaleno e cercavo - problema di infanzia, signori, che cosa volete che vi dica? - di capire dove finiva, ho pensato che alla fine il;sole ritorna e potrebbe anche essere un sole nuovo che non si è mai visto. Una specie di effetto serra che non brucia e che scalda di più. Ho pensato che mi piace addormentarmi nei tuoi pensieri e svegliarmi con te, senza avccorgermi che il tempo della notte è passato.
E ho pensato, mentre Ron canatava, che mi piacerebbe davvero leggerti nel pensiero, ma non per scoprire o rivelare, ma semplicemente per accarezzare i tuoi desideri, per soprenderti con un sorriso inaspettato, con un fiore al tramonto, con un megagavettone quando non ne puoi più dal caldo, con una stufetta accesa per quando si rannuvola e cerchi un caminetto. Per prenderti per il culo ogni secondo e incazzarmi quando non me ne dai la possibilità.
In fondo noi pivelli siamo un mondo a parte. Ed è bello che del mio, di mondo, faccia parte anche tu.

@8:44:00 PM - permalink - 1 commenti


 
 
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